
“La medicina generale deve ripensare sé stessa. Non è la natura del rapporto di lavoro il vero problema, ma la necessità di un sistema più flessibile, capace di rispondere alle esigenze dei medici e dei cittadini” – dichiara Angelo Testa, Presidente SNAMI. Il sindacato propone un nuovo modello organizzativo, ispirato a quello degli specialisti ambulatoriali, che garantisca maggiore libertà di scelta e un’organizzazione più efficiente. Chi opera con un rapporto esclusivamente orario deve poter accedere a un contratto di convenzione oraria o di dipendenza, senza imporre schemi rigidi e penalizzanti, che permetta il passaggio dall’una all’altra forma contrattuale senza penalizzazioni. Il sistema attuale non offre ancora adeguate tutele, soprattutto per la maternità e la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. È necessario intervenire con misure concrete per garantire pari opportunità e riconoscere il ruolo delle donne nella professione.
Parallelamente, è indispensabile riformare il percorso formativo: la medicina generale non può continuare ad essere senza una Scuola di Specializzazione, relegata a un corso gestito dagli Ordini senza un curriculum nazionale unificato.
Sul fronte del dibattito politico, SNAMI evidenzia come troppo spesso gli interventi sulla medicina generale siano caratterizzati da un’approssimazione preoccupante. “Si leggono dichiarazioni di chi dimostra una scarsa conoscenza della materia, con affermazioni prive di cognizione di causa che rischiano di compromettere il futuro del sistema” – prosegue Testa. La politica non può essere autoreferenziale, deve aprirsi a un confronto serio e costruttivo tra i sindacati e la parte pubblica. Non servono posizioni difensiviste o semplificazioni, ma un dibattito che miri realmente a migliorare l’assistenza sanitaria, senza pregiudizi ideologici.
Bisogna altresì sfatare il mito della medicina generale come unico filtro per il Pronto Soccorso. Il vero problema non è l’accesso autonomo dei cittadini ai reparti di emergenza, ma la mancanza di strutture intermedie, le liste d’attesa interminabili e la carenza di personale medico nei Pronto Soccorso. Fino a quando questi problemi strutturali non verranno affrontati, non si potrà risolvere il sovraffollamento ospedaliero scaricandone la responsabilità sui medici di famiglia.
La realtà è che la medicina generale italiana, nonostante le difficoltà, continua a garantire una qualità assistenziale elevata. I dati OCSE lo confermano: i tassi di ricovero evitabile per patologie croniche come diabete, asma, BPCO e insufficienza cardiaca in Italia sono tra i più bassi al mondo, grazie a un’efficace gestione territoriale dei pazienti. Questo dimostra che il modello attuale, se riformato in modo intelligente, rappresenta un valore da preservare e potenziare, non da smantellare.
“La medicina generale deve essere ripensata con regole nuove, una formazione adeguata e un’organizzazione che valorizzi il lavoro dei medici di famiglia. Non possiamo permettere che il futuro della professione venga deciso da chi parla senza conoscere la realtà dei fatti. Serve una riforma strutturale, non slogan o semplificazioni” – conclude Testa.
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